Da diversi anni a questa parte, soprattutto grazie ai cambiamenti normativi, l’interesse nei confronti della canapa legale è cresciuto tantissimo. Parliamo ovviamente della canapa depotenziata, caratterizzata da un basso contenuto di THC, pari per la precisione allo 0,2% (alla luce di ciò, la canapa depotenziata è priva di effetti psicoattivi).
Esplorare questo mondo significa, per forza di cose, chiamare in causa i semi femminizzati. Se ti stai chiedendo cosa siano, nelle prossime righe puoi trovare la risposta a questa domanda.
Semi femminizzati: di cosa si tratta?
Quando si parla di semi di cannabis femminizzati, si inquadra una vera e propria rivoluzione nel campo della coltivazione della sopra citata pianta. Tutto è iniziato negli anni ‘90, quando sono stati selezionati e messi in commercio dei semi in grado di restituire, alla fine della fase vegetativa, piante di sesso esclusivamente femminile.
Fino a poco tempo prima, nel momento in cui si piantavano piante di cannabis ci si trovava davanti al 50% delle possibilità di avere a che fare con piante di sesso maschile. Queste ultime, non appena spuntavano, venivano eliminate subito nell’ambito dei cosiddetti processi di demaschiatura.
Entrando nel vivo delle caratteristiche dei semi di cannabis femminizzati, è il caso di ricordare che le piante che sono in grado di produrre sono esemplari fotoperiodici. Questo significa che, per crescere, sono dipendenti dal ciclo di luce.
La procedura naturale prevede il fatto che la fioritura inizi attorno al principio dell’autunno, quando le giornate si accorciano progressivamente.
Perché sono apprezzati
Perché i semi di cannabis femminizzati sono particolarmente apprezzati dai professionisti che operano nel mondo della canapa? Il motivo è legato al fatto che, quando li si chiama in causa, si ha a che fare con un’eccellente qualità dei cannabinoidi, molto più alta rispetto a quella che caratterizza gli esemplari di sesso maschile.
Cosa dice la legge?
Un capitolo interessante riguarda il punto di vista della legge su questa tipologia di semi di cannabis. Approfondire questo argomento significa, per forza di cose, citare l’articolo 1, comma 2 della Legge 242/90. Si tratta di preciso del “Catalogo Comune delle Varietà delle Specie di Piante Agricole dell’UE”. Per specificare ulteriormente i dettagli, facciamo presente che la loro coltivazione, nel nostro Paese, è legale se si tratta di cannabis sativa L. Come sicuramente sai, le cose sono cambiate ulteriormente nel gennaio 2017, con l’entrata in vigore della Legge 242/2016 che, come ricordato nelle righe precedenti, ha di fatto reso legale la canapa caratterizzata da un basso contenuto di THC.
I semi femminizzati sono anche autofiorenti?
Sono diverse le domande che le persone si pongono in merito ai semi a cui stiamo dedicando questo articolo. Chi ha un po’ di conoscenza sul mondo della cannabis si chiede, per esempio, se i semi femminizzati possano essere anche autofiorenti. La risposta è affermativa! I progressi in campo botanico che hanno caratterizzato il mondo della cannabis negli ultimi anni, permettono oggi di acquistare – e prima di tutto di coltivare – semi che danno piante femmine in oltre il 99% dei casi e che, nel contempo, sono in grado di fiorire in maniera indipendente dai cicli di luce.
Questo, lato utente, un aspetto molto positivo. I semi femminizzati, infatti, hanno permesso a tantissimi principianti di iniziare a coltivare cannabis da zero e senza particolari difficoltà (gli autofiorenti, non fotoperiodici, possono essere coltivati sia indoor, sia in ambienti outdoor).
Un altro vantaggio per i coltivatori casalinghi riguarda la possibilità di mettere in primo piano la discrezione. Questo è possibile in quanto le piante derivanti dai semi autofiorenti sono molto basse e, nei casi in cui si coltiva in ambienti esterni, per esempio il balcone o il terrazzo, non spiccano alla vista.
Dove si possono acquistare?
I semi femminizzati di canapa possono essere acquistati sia presso negozi fisici dedicati, sia facendo riferimento a e-commerce. In tutti i casi, è necessario farsi consegnare il certificato attestante l’iscrizione dei semi al Registro Europeo delle Sementi (e conservarlo per minimo sei mesi).